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Fermiamo il disegno eversivo dei ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri: andiamo a votare ai referendum dell’8 e 9 Giugno

di Enza Plotino

Ci siamo. Dopo due anni in cui il governo Meloni ha fatto strame di ogni regola ed ha calpestato diritti e libertà fondamentali, colpendo con l’accetta il sistema democratico su salute, lavoro, sicurezza sociale, alloggio, cittadinanza, libertà di riunione, diritti dei detenuti e tortura e sulla protezione dei migranti, l’8 e il 9 giugno abbiamo la possibilità di dire la nostra e di modificare alcune norme in materia di cittadinanza, licenziamento e sicurezza sul lavoro che il regime meloniano ha, non ignorato, ma combattuto dal primo momento. I poveri sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi e i migranti …in fondo al mare. Questo l’amaro e ignobile teorema della destra che per dare seguito a questo vergognoso progetto ha prodotto decreti spregevoli e dettati da astio profondo verso la democrazia dei diritti e delle libertà personali e collettive. Al centro dei quesiti referendari, il tema del lavoro. Oggi nel nostro Paese il lavoro è malpagato, precario, non dignitoso, non sicuro, soprattutto nei settori stagionali del terziario, in particolare di turismo e commercio. E’ un’economia povera di un Paese in declino. Tutti i sondaggi più accreditati ci offrono un panorama sconfortante di ciò che i giovani pensano sul loro futuro: Il 41,5% degli studenti delle superiori pensa di trovare subito un lavoro dopo il diploma, ma il 62,9% crede che il salario non sarà buono. Il 72,7% teme la precarietà e la bassa tutela delle leggi e i contratti, e il 96,3% ritiene che il governo debba intervenire; il 90,6% non vede una valorizzazione meritocratica per i giovani e il 71,7% non ha prospettive professionali attraenti. Il 56,9% ritiene un contratto a tempo indeterminato un miraggio e l’81,1% valuta l’opzione di trasferirsi all’estero (Istituto Freud di Milano). In questo contesto così difficile, frammentato e insicuro, i referendum dell’8 e 9 Giugno hanno lo scopo di ripristinare un modello di società più giusto e inclusivo e di rimettere al centro del progetto politico e istituzionale del Paese, il lavoro, ristabilendo la tutela reale in caso di licenziamento illegittimo, abolita con il Jobs Act, la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi (primo quesito); abrogando il limite massimo dell’indennizzo economico previsto per i lavoratori licenziati senza giusta causa nelle imprese con meno di quindici dipendenti,  restituendo al giudice la piena discrezionalità nel determinare l’ammontare del risarcimento in base alla gravità della violazione (secondo quesito);  eliminando le modifiche legislative degli ultimi anni sui contratti a termine che hanno reso più semplice per i datori di lavoro ricorrere a questo tipo di contratto, con l’obiettivo di ridurre la precarietà e favorire l’occupazione stabile (terzo quesito). Altro tema referendario ultra sensibile è la sicurezza sul lavoro. In questo caso si propone di abrogare alcune norme che limitano la responsabilità delle aziende in materia di prevenzione degli infortuni. L’intento è quello di rafforzare le tutele per i lavoratori, aumentando le misure preventive e le responsabilità dei datori di lavoro (quarto quesito). Infine, ultimo ma non meno importante il quesito che riguarda la cittadinanza per stranieri non appartenenti all’Unione europea. La proposta mira ad abrogare l’attuale requisito di dieci anni di residenza legale in Italia per ottenere la cittadinanza, riducendolo a cinque. L’impossibilità di cittadinanza per i bambini e i cittadini stranieri che sono nati o vivono in Italia, un Paese in cui la normativa vigente è fondata sullo “ius sanguinis”, è ancora fortemente escludente, impedendo l’accesso, per chi vive e lavora nel nostro Paese, a un pacchetto di diritti, che si sono ampliati nella seconda metà del ‘900 in direzione dei diritti sociali: educazione, pensioni, sanità, infortuni, tutela più o meno ampia contro la disoccupazione e la povertà. Gli stranieri residenti non hanno nessun diritto anche se lavorano regolarmente: i primi diritti ad essere acquisiti in epoca contemporanea sono i diritti sociali legati al lavoro, come la pensione e l’assistenza sanitaria. Così come si pone il problema di conferire uno status ai figli, specialmente quando sono nati e cresciuti sul nostro territorio. Finalmente, dopo due anni di malgoverno, siamo chiamati a sanare le storture e a ripristinare un sistema democratico maturo e consapevole che rimetta al centro il diritto ad un lavoro pagato e duraturo e il diritto di ognuno di sentirsi… a casa.  

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