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L’aggressione commerciale di Trump e le regole che l’Europa si è data per garantire il benessere dei cittadini

di Enza Plotino

Le restrizioni europee non permettono ai prodotti americani di “entrare” nei mercati dell’UE. Sì, è questo lo scoglio maggiore per l’America di Trump: l’impossibilità di aggirare le regole e i divieti che l’Europa si è data per assicurare ai suoi cittadini standard di vita più qualificati e un maggiore benessere all’interno di un sistema più sano e sostenibile. Per i mercati americani è impossibile inondare l’Europa di carne “agli antibiotici”, ai beta-agonisti e altri promotori della crescita (addirittura i 4/5 della produzione totale Usa di antibiotici finisce negli allevamenti, mentre appena 1/5 è destinato per le cure degli esseri umani), approvati per l’uso negli Stati Uniti, ma severamente vietati in Europa, così come non si possono aggirare le regole europee di prossima applicazione (2026) sul packaging, che dovrà contenere una certa percentuale di plastica riciclata secondo determinati criteri di sostenibilità; il regolamento del 2023 sulle filiere senza deforestazione e gli obiettivi del Green Deal europeo, che mirano a ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura. Secondo Trump queste regole rappresentano dei veri e propri “dazi” dell’Europa nei confronti dei produttori americani e quindi, la richiesta è quella di adeguarsi alle norme (alla deregulation) USA, pena il pagamento di tariffe maggiorate d’ingresso nel loro mercato per le merci europee. Non si tratta più di un libero scambio, ma di una vera e propria ritorsione. Una guerra culturale piuttosto che commerciale! Tutti i passi avanti fatti da questa parte dell’Atlantico verso una democrazia del benessere universale, per tutti, è un’aberrazione per l’America di Trump e dei sovranisti bianchi, la maggior parte obesi e con aspettative di vita di 10 anni meno dei loro “cugini” europei. In nome della “libertà” di movimento globale delle merci, si chiede all’Europa di interrompere quel processo difficile, faticoso, fatto di alti e bassi, di stop and go, per aumentare la qualità dei nostri prodotti, che in alcuni settori sono i migliori al mondo, e nello stesso tempo per mantenere un welfare pubblico e gratuito, per difendere i diritti di tutti, per assicurare la pace, il disarmo, la transizione ecologica verso la sostenibilità di tutto il sistema economico ma anche culturale e sociale. Certo stiamo pur sempre parlando di una Europa e di un processo con troppe false partenze, tonfi giganteschi, cantonate deprecabili, il consolidarsi di un sistema di potere piuttosto che di un progetto di Unione di popoli e di idee e l’affermarsi di una potente casta economica e del profitto prima, e di rigurgiti di fascismo poi. Ma certamente ad una politica europea non all’altezza del compito assegnatogli, etero diretta oggi dalle lobby degli armamenti e dall’incubo/obiettivo della guerra, si contrappone una Unione delle popolazioni, molto più avanti, culturalmente e socialmente dall’America di questi ultimi tempi bui, un’Europa che Trump vuole disintegrare.  

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