27 Luglio 2024

Sono i candidati locali del Pd, che conoscono le speranze, le paure, le possibilità, le potenzialità di questa terra, accanto ad Alessandra Todde, candidata presidente, a poter dire ai sardi che “votare fa la differenza”. Una sfida collettiva del Pd e di tutta la coalizione, “per scrivere una pagina di futuro migliore per la Sardegna e per le persone che qui vivono, qui lavorano, qui fanno impresa, e hanno bisogno di avere una visione delle opportunità di questa terra”. Nel suo intervento a Olbia, Elly Schlein segretaria del Partito Democratico ha denunciato “l’operazione fregatura” del governo regionale di Solinas “talmente disastroso che se ne sono accorti anche loro altrimenti non si spiega perché abbiano candidato all’ultimo momento un’altra persona”. Ma “la responsabilità dei disastri fatti in questi cinque non è solo di Solinas – dice Schlein – ma è equamente distribuita tra tutti i partiti che l’hanno sostenuto e degli stessi che oggi si ripresentano fingendo discontinuità”. Ma quale Sardegna ricostruire domani? Quella delle aree interne che si sentono abbandonate, dove le persone sentono che la politica non serve più e che non fa più la differenza. L’astensionismo è figlio diretto di questo abbandono. A questo proposito la segretaria del Pd, che ha detto di aver visitato in mattinata il Museo dedicato ad Antonio Gramsci, ha sottolineato una frase del grande politico “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano”. Perché non siamo tutti uguali. Per sconfiggere un governo regionale che ha sempre anteposto l’interesse dei partiti e dei singoli, agli interessi della Sardegna, la prima battaglia da fare è quella per “la difesa della sanità pubblica universalistica che cura le persone senza guardare al portafoglio e che riporti al centro delle politiche regionali chi non ce la fa da solo e fino ad oggi ha rinunciato a curarsi”. La storia di tante famiglie di questa terra. Storie di persone che si sono ammalate e sono costrette a sperare che la loro malattia corra meno velocemente delle liste d’attesa. “Sanità pubblica – insiste Schlein – vuol dire più risorse e vuol dire sbloccare il tetto alle assunzioni (c’era Meloni al governo quando è stato inserito), che impedisce alle Regioni di assumere il personale che manca: 30 mila medici e 70mila infermieri”. E poi c’è la precarietà, la più grande nemica del futuro che colpisce soprattutto i giovani e le donne. Non c’è un domani per loro e la giunta regionale della Sardegna ha fallito anche in questa grande vertenza civile: costruire un futuro, una speranza e un’opportunità di lavoro per i giovani. “Dobbiamo essere noi, con questa coalizione e con Alessandra Todde, a dire ai giovani che non sarà mai più una scelta forzata quella di andare via per la mancanza di opportunità dove vivi, dove cresci, dove vorresti anche restare. Dobbiamo farci carico di questo”. I fondi europei che Solinas ha tenuto a marcire nei cassetti della Regione devono servire per costruire insieme al territorio, insieme alle imprese, insieme ai sindacati, al terzo settore, opportunità di lavoro qui. E poi va ricostruita la continuità territoriale smantellata dai cinque anni di Solinas che ha peggiorato la situazione e reso difficile e costoso un diritto delle persone. Serve un progetto per le ferrovie disastrate, ma che sarebbero necessarie per collegare le aree interne con la costa. “Aree interne soggette ad uno spopolamento che va arrestato portando i servizi che mancano: connettività, sanità, diritto alla mobilità”. Va fermato il disegno di questa destra di aumentare le disuguaglianze: da quando Meloni è arrivata, la destra ha piantato bandiere ideologiche negli occhi dei più fragili e eliminato l’unico strumento di contrasto alla povertà. Un ritorno indietro di secoli come se la povertà fosse una colpa individuale e non un grave problema sociale. In Sardegna ci sono “circa 380 mila persone che spesso nel silenzio vivono in condizione di totale indigenza, che chiedono aiuto per condurre una vita che sia vicina alla dignità (dati Swg-Iares)”, lavoratrici e lavoratori che sono poveri anche se lavorano. “E’ quindi una battaglia di civiltà quella per un salario minimo. La destra ha deciso di affossare questa nostra proposta ma noi non ci arrendiamo”.  Come non ci arrendiamo a denunciare che il carico di cura rimane dentro le famiglie e in modo sproporzionato sulle donne che rinunciano a lavorare per occuparsi dei figli. Su questo chiediamo un congedo paritario di cinque mesi per entrambi i genitori. E contrastiamo fortemente i tagli agli asili nido. Sull’energia, in Sardegna assistiamo ad un vero far west che non aiuta il territorio e non aiuta le imprese agricole ad evitare di essere sotto scacco delle grandi multinazionali che vengono a offrire “paccate” di soldi per fare distese di pannelli solari su terreni coltivabili. “Non è così che si fa la transizione energetica, dice Schlein”. Si fa coinvolgendo le comunità, facendole partecipare, decidendo insieme, perché i primi benefici di questa svolta entrino nelle tasche di quelle comunità. “Senza c’è il caos”.  

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